Ganja Fiction

Virgili conosce i gusti del pubblico e lo dimostra al primo lungo

Quando ci si imbatte in un titolo come Ganja Fiction è inevitabile far correre il pensiero a Pulp Fiction. Così il primo aggettivo che si associa è, per l’appunto, pulp. Ma il termine, come d’altronde era precisato all’inizio della pellicola tarantiniana, designa un tipo di letteratura. Al cinema le storie che trattano le stesse tematiche sono definite exploitation. Nonostante ciò il termine pulp si è introdotto nella critica cinematografica acquistando un valore aggiunto, non è più semplicemente un racconto scandaloso ma è caratterizzato anche da un approccio scanzonato, quasi da commedia, che permette di fruire il sesso e la violenza con leggerezza. Perciò se da qualche parte avete letto che Ganja Fiction è una commedia non lo prendete alla lettera o almeno non aspettatevi quel tipo di commedia ampiamente diffuso nella nostra cinematografia. Il film di Mirko Virgili è un pulp.

Come altre storie influenzate, chi più chi meno, dal film di Tarantino anche questa mette in scena numerosi personaggi le cui vicende ruotano e si intrecciano attorno a un elemento particolare, l’erba fragola. Ovviamente non si tratta della stessa pianta usata in cucina per aromatizzare le torte, bensì di una particolare tipologia di marijuana coltivata da Mr. Nice (Francesco Venditti), dal quale Mr. Grady (Eros Barbieri) vorrebbe acquistare una partita da trenta chili nonostante il grosso debito con il Conte (Gianluca Tocci). Mr. Nice accetta per amore della compagna Luna (Ljudmila Rad?enko), la quale lavora in un night frequentato da Spadino (Claudio Caminito), un ladro amico di Bianca (Crisula Stafida), proprietaria dell’agenzia funebre presso cui prestano servizio Sasà (Renato Solpietro) e Becchino (Andrea De Rosa), i quali devono a Varano (Ernesto Mahieux) centomila euro con gli interessi. Motivo per cui hanno intenzione di derubare proprio Mr. Nice. Nel frattempo i tre poliziotti corrotti Mocio (Pierfrancesco Botti), Spettro (Marco Valerio Mancini) e Mago (Fabrizio Sabatucci) torchiano il giovane Minkio (Mario Nicolini) e i suoi amici per ottenere maggiori informazioni sull’erba dall’incredibile profumo di fragola e sulla quale, anche loro, vorrebbero mettere le mani.

Immagine rimossa.

Nonostante la marijuana sia il perno di ogni azione, il film non ha ambizioni didattiche, moralistiche o demagogiche. Il massimo che si può evincere è che tutti fumano erba e che il suo essere illegale la rende fonte di ulteriori numerosi crimini. Ma ciò non basta a fare di Ganja Fiction un film a tema, inteso nell’accezione politica del cinema d’impegno civile, perché è chiaro che il suo obiettivo primario è intrattenere partendo da uno degli interessi più comuni, specie tra i giovani. Proprio nello sfruttamento di questa tematica proibita e accattivante risiede lo spirito dell’exploitation. Se il regista è riuscito a comprenderne il potenziale, lo stesso non si può dire dei papabili distributori. Perciò dieci mesi fa il film è stato caricato su YouTube per essere fruito gratuitamente dal pubblico, il quale ha gradito parecchio l’iniziativa facendogli superare le cinquecentomila visualizzazioni. Ovviamente non basta un po’ di fumo ad attrarre così tanti spettatori. Diventa quindi palese e innegabile la buona fattura del prodotto che a fronte di un budget da film indipendente sa ritmare con originalità una storia ben scritta da Guido Ludovici, su soggetto dello stesso Virgili. Per inciso, nonostante la nostra digressione iniziale su Pulp Fiction e il suo essere citato esplicitamente in un dialogo di Ganja Fiction, quest’ultimo non è una mera scimmiottatura del primo. Difatti, se proprio si vuol giocare alla ricerca delle affinità, se ne troveranno di maggiori con Snatch di Guy Ritchie. Ma, ovviamente, questo è solo un ludico passatempo cinefilo che in alcun modo inficia il giudizio finale dell’opera: un ottimo esordio nel lungo per Virgili, già autore dell’omonimo cortometraggio; una gran quantità di biglietti non strappati per chi il film avrebbe potuto distribuirlo.

Autore: Mattia De Pascali
Pubblicato il 22/02/2016

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