Weekend

Oltre ogni tabù. Un punto di vista umano e genuino, una toccante e delicata storia d'amore omosessuale dalla durata di un weekend

Ben cinque anni prima di 45 anni era Weekend. Una storia d’amore semplice e delicata racchiusa in tre giorni, dal venerdì sera alla domenica mattina, un weekend per conoscersi, amarsi ed abbandonarsi, con tanti rimorsi e tanto dolore. Due ragazzi, Russell (Tom Cullen) e Glen (Chris New), ognuno con una sua storia da raccontare, un coming out narrato come un traguardo raggiunto, oltre il quale iniziare a vivere nella libertà dei propri sentimenti e della propria sessualità, nel chiarore del proprio essere che illumina il bigottismo parentale e sociale di un intero Paese. Un Paese allargato, geograficamente esteso come un pregiudizio personale, che supera i confini nazionali di una Gran Bretagna ed arriva in ogni singolo altro Paese, che confina con un modo di vedere il mondo dal lato machista, ghettizzante nel limite che separa una sessualità giusta e riconosciuta, come quella eterosessuale, ed un’altra da nascondere, in pubblico, come quella omosessuale. Andrew Haigh, regista ed autore del già acclamato 45 anni, dipinge una storia d’amore nello stesso identico modo, e con le stesse identiche azioni narrative, del racconto di una storia d’amore eterosessuale. Questa capacità di porre sullo stesso piano espositivo due storie così diverse, intesa da un punto di vista spettatoriale generalista, ponendole sullo stesso livello morale ed etico è la magia che rende Weekend un bellissimo esempio di parità di diritti, una nuova – si fa per dire, vista la datazione del film del 2011 – perla iscrivibile nel genere del Queer Cinema. Anche questa iscrizione all’interno di un genere di riferimento potrebbe essere ulteriormente occlusiva, se per l’aspetto critico/classificatorio appartiene indubbiamente a quel filone, per l’aspetto umano dovrebbe eludere il genere di riferimento ed appartenere a tutti, generi e punti di vista compresi, a qualsiasi sguardo capace di coglierne il tatto, dolce e delicato, tramite un punto di vista tanto laterale quanto necessario a scoraggiare l’opacità, di sguardo e di mente, dello spettatore intollerante ed omofobo. E’ proprio attraverso la descrizione del rapporto di coppia, se lo consideriamo attraverso una lettura tangente a 45 anni, che traspare un dittico, omosessuale ed eterosessuale, di una chiarezza sconcertante. La coppia eterosessuale, formata dagli anziani Kate e Geoff Mercer, dopo quarantacinque anni di matrimonio si corrompe, facendo ricadere il peso della sconfitta sulla figura più delicata ed ingenua, la donna, per il ritorno di un passato che ristabilisce i sentimenti passati, presenti e futuri della coppia stessa. Una festa da portare a termine, i quarantacinque anni di matrimonio, e dei segreti da nascondere celandoli nonostante l’offesa subita nel riceverli. La meravigliosa inquadratura finale in zoom su Charlotte Rampling stigmatizza un dolore profondo da dissimulare. A simbolizzare il compromesso che nella coppia legalmente sposata uno delle due parti è costretto ad adottare per stare insieme e per non restare soli. Nella coppia omosessuale di Weekend, l’amore benché nascente e furente, oltre a tendere, anch’esso, verso una fine dovuta al viaggio che Glen dovrà fare in America, è liberativo, genuino, lontano dalla falsità e dal nascondiglio a cui lo induce la società che lo circonda. E’ all’ultima inquadratura, ancora in zoom lento come in 45 anni, che spetta il compito di oltrepassare le barriere del sociale, passaggio che si compie nella sfocatura della rete metallica attraverso la quale vediamo la coppia che, sulla banchina della stazione, si deve separare. Due universi sociali che contraddistinguono due pressanti contesti dove due coppie, eterosessuale ed omosessuale, sono costretti a vivere. Due gabbie sociali e due nascondigli ben diversi, simili per quanto riguarda il valore pressante che hanno sulle coppie di individui, ma d’opposizione semantica e parallela l’uno dall’altro. Kate e Geoff Mercer sono costretti ad amarsi e ad apparire nella normalità sociale che li include e che li festeggia riconoscendone la lunga unione, Russel e Glen sono costretti a sfuggire alla gabbia sociale che li esclude e li discrimina.

Il successo del film risiede nella capacità del regista di raccontare la sessualità, al di la di ogni tabù, non attraverso l’orgoglio inteso come acuminato strumento di rottura forte dello status sociale dell’omosessuale, non attraverso un genere hard, come in Bruce LaBruce o in Gregg Araki, oppure attraverso il piglio artistico/poetico/espositivo, come nei lavori di Gus Van Sant o in Derek Jarman o in Todd Haynes – e neanche attaverso la grande narrazione di frontiera come accadeva in Ang Lee, ma usando la semplice, e funzionale, comparazione tra le dinamiche – e discorsi - di coppia eterosessuale ed omosessuale. Nello stesso identico modo i due mondi qui descritti si sovrappongono, uno diventa la traccia dell’altro, l’altro diventa il formato del primo, comparando lo stesso tema attraverso la stessa narrazione, cambiando solo gli interpreti ed i gusti sessuali ed affettivi descritti. Un punto di vista che ben si adatta alla parte in perenne controcampo sociale e lasciando al campo l’aspetto legato alla descrizione, occlusione e discriminazione del contesto sociale di riferimento all’interno del quale si muovono le due figure umane, attratte fisicamente uno dall’altro, normalmente e naturalmente come un uomo ed una donna in grado di generare un sentimento ed un amore necessario e genuino. Weekend è un film da vedere, e da far vedere, assolutamente, una finestra su di un universo che non conosciamo e che erroneamente rifiutiamo di conoscere se non siamo disposti a viverlo attraverso gli occhi dell’altro, anche solo nell’adozione dell’immedesimazione del suo punto di vista. Dedicato a quelle persone che consideriamo spesso diverse da noi ma che in realtà sono, del tutto, nel bene e nel male, uguali a noi, dedicato a chi deve aprire gli occhi ed espandere la mente. Dedicato anche, e soprattutto, all’italiano medio.

Autore: Giorgio Sedona
Pubblicato il 27/02/2016

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