Still Alice

Dramma potente e completo, Still Alice emoziona e convince

Vorrei avere il cancro. Così, avvolta in una nube di memorie evanescenti, la professoressa di linguistica Alice Howland comunica l’incontenibile rabbia verso un male che sembra aver colpito l’essenza stessa della sua persona. Un male che è piuttosto una condanna o un sortilegio, pena infernale che distrugge la natura stessa dell’individualità; non il mero esistere biologico ma la vita intesa come quell’esperienza che definisce, caratterizza e completa. Ad Alice è stata diagnosticata, infatti, una forma precoce di Alzheimer, morbo inarrestabile destinato a divorare con lenta ferocia ogni ricordo ed ognuna delle parole a lei tanto care, oggetto di studio e strumento imprescindibile di conoscenza.

Still Alice, ospite della sezione Gala della nona edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, è un film diretto dalla coppia di registi Richard Glatzer e Wash Westmoreland ed è tratto dall’omonimo romanzo di Lisa Genova (Perdersi, nella traduzione italiana). La drammatica vicenda vissuta dalla protagonista, interpretata da un’impeccabile Julianne Moore, si dispiega mostrando le tragiche conseguenze della sua graduale degenerazione cerebrale, caratterizzata emblematicamente da strutture intellettuali particolarmente solide. Il corpo di Alice sarà teatro di un lento e inesorabile distacco dalla realtà e dagli altri, malgrado i tentativi da parte della protagonista di preservarlo o di annientarlo, in nome di un amore profondo per il pensiero e per la vita. Ha ancora senso, sembrano chiedersi gli autori, un’esistenza priva di memoria?

Se il marito di Alice, John (Alec Baldwin), si appiglia alle sue conoscenze mediche per tracciare un confine emozionale netto tra sanità e malattia, dimostrandosi in ultimo incapace di amare una persona così drammaticamente destrutturata, sarà la figlia minore Lydia (Kristen Stewart) ad offrire alla madre una via di fuga. Attrice in erba, ribelle e refrattaria allo studio, la ragazza mette in gioco il suo smisurato affetto con la sua mera presenza forte ed amorevole, rappresentando un sostegno di straordinaria portata. Si inserisce tra le pieghe sfilacciate della mente di Alice suggerendo un linguaggio nuovo, fatto di poesia ed emozioni, di parole a volte insensate ma non per questo prive di significato, ritrovando un rapporto con la madre che si configura come strada privilegiata per il mondo interno.

Still Alice è un film lucido e laico. Attraverso un linguaggio classico e asciutto, intaccato solamente da lievi deviazioni retoriche, narra con delicatezza e pathos una vicenda che tocca nell’intimo. E se la malattia e la morte vorrebbero imporsi come temi centrali dell’opera, questa si concentra piuttosto sulla naturale spinta alla sopravvivenza che caratterizza la parte più sana di ognuno. E se Alice dimentica e perde ogni cosa, nel contempo si strugge nel tentativo di ricordare. Affiorano così immagini di un passato remoto, la vitale malinconia di un lutto, e il racconto di una farfalla, così disperatamente caduca. Convinta che l’esistenza sia una ricchezza di valore inestimabile, la protagonista sceglie vanamente di schierare la sua arma più potente, la forza del pensiero, contro un destino implacabile. Combatte per essere presente, fino all’ultimo. Per essere ancora Alice.

Autore: Lulu Cancrini
Pubblicato il 17/10/2014

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