Roma 2014 / A Girl Walks Home Alone at Night

Sulla scia dell'ultimo Jarmush, una storia d'amore vampiresco paradossalmente esangue, soffocata da un'enfasi manieristica priva di sostanza

Prostitute e papponi, tossicomani, un vampiro. Una città che è solo un manipolo di case buttate nel mezzo del deserto, circondate da un fossato pieno di corpi e un esercito di pompe petrolifere. E’ Bad City bellezza, sperduta città iraniana dove ogni cosa è corrotta e malata, non esistono forze dell’ordine o governi, ma solo una placida e apocalittica desolazione. L’unico abitante di Bad City che sembra conservare una qualche remora morale è Arash, un ingenuo sosia di James Dean che spaccia per strada, con un padre tossico a casa e una ragazza ricca nel cuore. Ad attraversare l’esistenza sua e degli altri abitanti della città è una vampira, nascosta nelle vesti di un’innocente e timida ragazza con la passione per le passeggiate notturne. A Girl Walks Home Alone At Night è la loro storia, raccontata dalla giovane regista iraniana Ana Lily Amirpour.

Prima di essere una fumettistica storia di vampiri girata come un pastiche di western, onirismo lynchiano e new wave anni Ottanta, A Girl Walks Home Alone At Night è anzitutto l’incontro tra due solitudini, la decisione di fuggire assieme per lasciarsi finalmente alle spalle lo squallore di una città morta. Quella di Arash e la ragazza, vampira senza nome, è un’altra storia vampiresca che dopo Solo gli amanti sopravvivono sfrutta gli strumenti del genere per creare una narrazione di decadente romanticismo. Ma dove Jarmush elabora un’operazione intellettuale estremamente raffinata e coinvolgente, Ana Lily Amirpour preferisce lavorare di ambientazioni rarefatte e riferimenti cinematografici, affidandosi a tempi sospesi, rallenti, costruzioni grafiche di stampo fumettistico (non a caso il film è un interesse esempio di intermedialità, in quanto è stato presentato al Sundance assieme al primo numero di una sua versione a fumetti).

La stessa regista cita Sergio Leone e David Lynch come riferimenti del suo cinema, ma A Girl Walks Home Alone At Night è quell’esempio di film in cui la passione cinefila si trasforma in maniera, la sostanza latita e al suo posto si dilatano lunghe sequenze che mal nascondono il vuoto con l’enfasi. Il film di Amirpour allora sconta molto il distacco che decide di prendere dalle canoniche convenzioni del genere, osservato dalla distanza e mai realmente abbracciato. La vampira protagonista è infatti una figura astratta e malinconica, la sua violenza più che dalle azioni deriva dall’insistente affiancamento con la penetrazione terrigna effettuata dai pozzi di petrolio. Attorno a lei poi la stilizzazione estrema di Bad/Sin City, landa post-umana che affascina per i primi venti minuti ma poi non fa che ripetere sé stessa, accentua la sensazione di assistere ad una giostra elaborata di riferimenti e suggestioni che girano a vuoto. Con il risultato paradossale di offrire allo spettatore un film vampiresco ma esangue, inerte e vagamente pretenzioso. Che trova una degna conclusione solo grazie al ricorso furbesco all’immagine, inevitabilmente bonaria, di un bel gattone placidamente appollaiato tra i due protagonisti.

Autore: Matteo Berardini
Pubblicato il 18/10/2014

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