Right at Your Door

Presentato al Sundance Film festival in anteprima mondiale nel 2006 – dove vince il premio per la miglior fotografia – Right at Your Door di Chris Gorak racconta, con i modi tipici del film apocalittico, di un misterioso attentato batteriologico di cui sono vittime i cittadini di Los Angeles, i quali – inermi e in preda al panico – si barricano in casa per non respirare i fumi tossici rilasciati da alcune bombe esplose nel centro della città. Tra questi c’è Brad (Rory Cochrane) ragazzo sui trent’anni il quale, appresa la notizia alla radio, cerca disperatamente di contattare la moglie Lexi (Mary McCormack) uscita per andare a lavoro. Dopo qualche ora di attesa la ragazza si presenta dinnanzi alla porta di casa: è viva, ma non sta bene, probabilmente ha respirato le sostanze chimiche disperse nell’aria. Da qui in poi assistiamo alla progressiva discesa nella paranoia del protagonista il quale, per paura di essere a sua volta contagiato, prima si chiude nell’abitazione, sigillando come può porte e finestre, e poi impedisce alla moglie di entrarvi. Nel frattempo soldati e medici vagano per i quartieri alla ricerca di persone infette da mettere in quarantena.

Come abbiamo scritto di recente a proposito del libro di As Chianese Il declino dell’impero americano, l’undici settembre ha rappresentato per l’America e il cinema, un punto di non ritorno fondamentale: in questi dieci anni centinaia di pellicole hanno tentato con modi differenti di raccontare lo stato d’animo dei cittadini americani, inevitabilmente traumatizzati dall’attentato alle Torri Gemelle. Anche Right at Your door può essere inserito in questa lunga lista non solo perché mette in scena un attacco terroristico nel centro di Los Angeles ma anche perché trasferisce sentimenti quali la paura e l’angoscia all’interno delle abitazioni domestiche, dimostrando come la propria città e finanche la propria casa non siano posti così sicuri per vivere. Un po’ come accadde all’epoca della guerra in Vietnam, quando iniziarono a proliferare polizieschi ultraviolenti e gli horror di Carpenter, Romero, Cronenberg e Craven che ridisegnarono i confini delle metropoli trasferendo orrori un tempo lontani all’interno della quotidianità, così in questo decennio abbondano film che sottolineano la vulnerabilità del paese America.

In questo senso Right at Your Door può essere preso a modello grazie all’intelligenza registica del suo autore, il quale – probabilmente anche a causa del budget risicato – insiste sul fuori campo, lasciando ai margini del quadro tanto la violenza quanto qualsiasi spiegazione dell’evento. Lo spettatore è dunque chiamato ad immedesimarsi con il protagonista senza tuttavia sapere né quali saranno le sorti della città né tantomeno se esiste un medicinale in grado di neutralizzare le sostanze tossiche. Il beffardo e agghiacciante finale prolunga oltre il film – nei titoli di coda – il terrore, lasciando lo spettatore solo con i propri incubi. Nonostante la parte conclusiva presenti diversi elementi contraddittori, il colpo che il regista assesta al pubblico arriva forte e chiaro: è per questo motivo che non insisteremo su alcuni passaggi quantomeno dubbiosi, come ad esempio il colpo di scena conclusivo, che dire forzato è poco. Il risultato finale è comunque ottimo: se avete voglia di vedere un film di fantascienza intelligente e di buona fattura probabilmente Right at Your Door è quello che fa per voi.

Autore: Giulio Casadei
Pubblicato il 18/02/2015

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