PIIGS

Un film inchiesta asciutto e lapidario sulle responsabilità europee dell’attuale crisi economica dell’area mediterranea

Sempre più spesso, negli ultimi tempi, il cinema di finzione in Italia si sta appropriando con ottimi risultati di un certo peculiare sguardo sul reale di matrice documentaristica, ribadendo – qualora ce ne fosse ancora la necessità – il ruolo del cinema stesso come lente d’ingrandimento, privilegiato strumento d’indagine e specchio rivelatore di tutta una serie di importanti dinamiche sociali e politiche. Di contro, sono rare le incursioni del documentario nel territorio specifico del cinema-inchiesta, che ha pressoché cessato di esistere dal momento che, gradualmente, istanze di questo tipo sono state raccolte e veicolate da altri e diversi contesti di visione e distribuzione, ovvero la televisione, l’home-video e in seguito il web.

La scommessa dei registi Adriano Cutraro, Federico Greco e Mirko Melchiorre è dunque quella di riportare l’inchiesta entro i confini della sala cinematografica, forse sull’onda di Micheal Moore ma con un approccio più asciutto, meno enfatico e caricaturale. In particolare, PIIGS tenta, con indubbio successo, di affrontare un tema complesso, delicato e spinoso - la crisi economica nell’Europa dell’Austerity – con il giusto equilibrio tra levità e serietà, coinvolgendo lo spettatore senza eccedere sul versante del pathos, provando passo dopo passo a spiegare e illustrare con chiarezza tutti quei passaggi e quelle relazioni di ordine politico, sociale ed economico che, in un certo senso, hanno condotto alle molteplici e gravissime problematiche che oggi alcuni paesi dell’Unione Europea si trovano a dover fronteggiare. I paesi in questione sono ovviamente quelli a cui fa riferimento l’acronimo che dà il titolo al film, coniato dalla stampa economica anglosassone: Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna. Dunque PIIGS ma anche PIGS, perché questa accezione lungi dall’essere neutra porta con sé una connotazione dispregiativa e razzista, già in passato contestata, che non è possibile ignorare.

Muovendo da queste significative premesse, l’intento del film è in sintesi quello di riportare l’attenzione sulle responsabilità europee della disastrosa crisi finanziaria dell’area mediterranea, cercando di rileggere e riconsiderare alcuni punti nodali della questione (come l’inflazione e il debito pubblico) attraverso interviste a esperti economisti, politici e intellettuali, da Yanis Varoufakis a Erri De Luca, fino al filosofo Noam Chomsky, osservatore acuto e instancabile delle politiche economiche dei governi e delle loro ricadute sociali. La voce narrante di Claudio Santamaria guida lo spettatore lungo un percorso che mette a confronto l’universale e il particolare, mostrando da un lato quali siano i presupposti teorici dell’austerity e dall’altro quali siano le sue disastrose conseguenze in termini concreti. Per esemplificarle in maniera inequivocabile ed efficace, viene raccontata la drammatica vicenda della cooperativa sociale Il Pungiglione – operativa a Monterotondo, a nord di Roma - che per più di venti anni ha sostenuto e tutelato disabili e persone in difficoltà e oggi, a causa del rovinoso effetto domino causato dai tagli alle politiche sociali, rischia di essere smantellata. Se è vero che, come afferma Chomsky, la democrazia europea si è ridotta ormai ad essere una democrazia pressoché soltanto formale equiparabile in toto a una plutocrazia, a maggior ragione va riconosciuto a un film come PIIGS un merito importante: quello di invitare il pubblico – e, per traslato, i cittadini – ad approfondire quelle dinamiche politiche e soprattutto economiche che pesano direttamente sulla nostra quotidianità, ma che in pochi si sforzano di analizzare e comprendere.

Autore: Arianna Pagliara
Pubblicato il 18/07/2017

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