Maze Runner - Il labirinto

Un ottimo primo episodio perfettamente ritmato per una saga distopica che promette bene

Un ragazzo si risveglia in un ascensore in salita che lo porta in un posto sconosciuto. Si tratta della Radura, un pezzo di terra circondato da altissime mura. Thomas non ricorda niente di sé, solo il proprio nome, e una volta conosciuti gli altri ragazzi che vivono lì può solo raccogliere pochi brandelli di informazioni su cosa è successo: ogni mese da tre anni un ragazzo dalla memoria cancellata arriva e tenta assieme agli altri di sopravvivere come può. Uscire è impossibile, perché dietro le pareti si nasconde un labirinto in movimento che ospita misteriosi mostri, i Dolenti, che uccidono chiunque incontrino. Nel tempo i ragazzi si sono dati delle regole e un leader, Alby, dividendosi in gruppi secondo le specifiche esigenze della comunità. In particolare i Corridori, i ragazzi più veloci, hanno il compito di perlustrare il Labirinto per farne una mappa e trovare una via d’uscita, consci di dover far ritorno ogni giorno prima che le porte si chiudano al tramonto, pena la morte per mano dei Dolenti. Una situazione apparentemente senza via di uscita, che sembra cambiare quando per la prima volta dall’ascensore esce una ragazza, anch’essa priva di memoria, che riconosce però il volto di Thomas. Sorpresi dall’inedita speranza di capire cosa è successo alle loro vite, alcuni membri del gruppo, spinti dalle recenti novità, decidono di correre il rischio di morire per entrare nel Labirinto e scoprire la verità, osteggiati da chi preferisce rimanere vivo e immobile nella Radura.

Maze Runner – Il labirinto si muove per continui rilanci fin dalla prima sequenza: chi è Thomas? Perché non si può uscire dal Labirinto, e perché tanti ragazzi vi sono stati imprigionati? Il film, tratto dall’omonima trilogia letteraria di James Dashner e primo della sua serie distopica, parebbe una novella versione bucolica di The Cube, salvo l’assoluta dimenticanza dei suoi protagonisti. Solo i sogni, o la malattia che assale i ragazzi quando vengono punti dai Dolenti e che fa loro riacquistare la memoria, riescono a rivelare frammenti di verità che il regista Wes Ball distilla lentamente lungo il corso della storia per mantenere viva l’attenzione dello spettatore. Infatti qui più che la trama conta il suo graduale manifestarsi sullo schermo, offrendo di tanto in tanto piccole spiegazioni che possano soddisfare la curiosità senza per questo spegnere l’interesse per il mistero proposto, che non viene risolto quando aperto nelle proprie pieghe.

Il racconto di Maze Runner– Il labirinto è in effetti assai convenzionale, come gli elementi su cui basa la propria struttura narrativa, in particolare il tema antico del labirinto e della prigionia, che offre delle sue vittime una doppia lettura: o sono prigionieri perché colpevoli, o perché colpevoli sono i loro carcerieri.

Il valore aggiunto a una trama piuttosto classica è pertanto il modo in cui essa viene dipanata in immagini, senza mai abbassare il ritmo né proporre soluzioni inverosimili che facciano venir meno la credibilità della storia. Certamente, trattandosi di una trilogia cinematografica in fieri, sulla falsariga dell’omonima saga letteraria, il film più che spiegare può solo presentare gli elementi principali della vicenda, consegnando alle altre due future opere il ruolo di approfondire i temi qui appena introdotti; ma di sicuro, se il buongiorno si vede dal mattino, è possibile dichiarare che perlomeno Maze Runner – Il labirinto ha tutte le carte per aggiudicarsi la fiducia del pubblico.

Autore: Veronica Vituzzi
Pubblicato il 07/10/2014

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