Ma che Storia...

Quale sia la ricetta esatta solamente Gianfranco Pannone lo sa, ma va dato merito al regista e professore universitario napoletano di essere non solo uno dei più importanti documentaristi in attività in Italia, ma di saper rendere vivacemente fruibile anche un tema trito e poco accattivante come la Storia dell’unità d’Italia. Ma che Storia… nasce con la volontà di ripercorrere le vicende della nostra penisola, isolando i 150 anni che l’hanno vista unita e che si stanno celebrando, questo e l’anno prossimo, nel nostro Paese. In quello che già è, e ancor più sarà un turbine di retorica patriottica, con messaggi di tempi remoti affidati a politici più attenti alla propaganda che al senso intimo delle celebrazioni, Gianfranco Pannone con questo suo ultimo documentario si inserisce nella kermesse festaiola, tanto patriottica quanto ipocrita, sparigliando le carte e sovvertendo le regole. Infatti da una certosina sintesi dei maggiori cinegiornali italiani, Pannone ha confezionato un’opera che se può contare esclusivamente su materiali di repertorio e quindi non inediti, ha invece di originale la strabiliante capacità comunicativa, narrativa e soprattutto antiretorica.

Difatti quella che Pannone ci mostra è una storia altra, che mentre sciorina con pervicace esattezza tutte le maggiori tappe che hanno contraddistinto il Bel Paese, al contempo lo fa mostrando contenuti poco citati o fatti osservati da angolazioni dimenticate. Così si ha modo di ripercorrere le gesta dei mille di Garibaldi, ma ricordando anche i tanti contadini che dovettero soccombere sotto il fuoco unificatore dell’eroe dei due mondi; oppure rammentare come il grande boom economico fu fatto a spese delle terre contadine, dove tanti mezzadri si videro costretti per decreto statale ad abbandonare le loro coltivazioni per far spazio a parchi giochi, aeroporti o avanguardistiche autostrade. C’è tempo per ricordare il buio ventennio mussoliniano, la Resistenza o Trieste contesa, tutto proposto attraverso dei canti popolari che – come nelle migliori tradizioni – presentano un carattere critico e insurrezionale dei fatti, dove per un Vittorio Emanuele III mostrato in pompa magna lungo le vie di Roma a commentare tali immagini troviamo canti di donne che minacciano di uccidere il Re qualora non abolisca la naia per i loro uomini. E così via, dall’ingiusto esilio pisano di Mazzini fino alla nefasta eredità del Piano Marshall, a restituire un’Unità “tradita” nelle sue intenzioni più alte, dove si continua a far le guerre internazionali – prima per i Re, oggi per i loro luogotenenti – senza che si sia svolta la vera battaglia, quella dell’oppresso contro l’oppressore.

Il regista firma dunque un documentario originale, che forse troverà poco seguito fra gli statisti di questo Paese ma che meriterebbe più di altri suoi epigoni di essere proiettato a scopo didattico. L’opera si incastona con originale coerenza nel percorso documentaristico e artistico di Pannone, che ha sempre saputo coniugare tematiche dal chiaro sapore intimista e individualista, frutto di un piacere tutto personale, con respiri più collettivi; intenti che riuscivano ad abbracciare ampie platee culturali, anagrafiche e sociali, proprio come nei suoi precedenti L’America a Roma, Latina/Littoria – Una città o Il sol dell’avvenire. A Ma che Storia… va il merito dunque di essere un’ammaliante narrazione di una storia che è sì nostra, ma che è troppo poco soventemente narrata fra le mura domestiche o nei banchi di scuola. Un revisionismo (se così lo si può chiamare) dalla parte degli oppressi, dalla parte dei dimenticati e reietti, che forse non avranno svolto azioni impavide e patriottiche come molti combattenti del nostro Paese, ma che per questo hanno comunque dato la vita, il sangue, la casa o i loro beni più cari, al pari degli eroi risorgimentali. Caduti nell’oblio del dimenticatoio, a questa povera gente viene riconosciuto l’onore delle armi. Ed è un bel vedere.

Passato con non sufficiente eco all’ultimo Festival di Venezia, Ma che Storia… è stato proiettato all’interno della kermesse romana di CinemaDoc, circuito promozionale attento alle nuove opere documentaristiche italiane da noi seguito già per Il sangue verde, This Is My Land… Hebron e El Sicario – Room 164. Il documentario di Pannone è stato prodotto da Cinecittà Luce – a cui Pannone tanto deve per aver attinto a piene mani dai cinegiornali dell’Istituto, come pure quelli della Settimana Incom, 7G, Mondo Libero e altri ancora –, trovando comunque la partnership produttiva di Produzione Straordinaria. Ma che Storia… merita dunque un percorso distributivo migliore, magari didattico o accademico, per essere riproposto, rivisto e ristudiato, per dei contenuti che riconciliano lo spirito e la Storia, quella scritta con la S maiuscola ma che forse mai sarà riconosciuta come tale.

Autore: Emanuele Protano
Pubblicato il 16/08/2014

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