Intervista a Alberto Testone

Pasolini – La verità nascosta di Federico Bruno ripercorre gli ultimi 10 mesi di vita del grande e controverso scrittore/regista, scannato la notte tra il 1º e il 2 novembre 1975 da ignoti. Fulcro di questa opera, che non riesce a trovare ancora una distribuzione, è la grandissima ed emozionante interpretazione di Alberto Testone, che attraverso l’impressionante somiglianza con Pasolini riesce a riportarlo “in vita”. Già apprezzato nel suo Fatti corsari, gli abbiamo posto alcune domande su questa sua strana situazione di “attore di borgata” somigliante a Pasolini, che faceva recitare attori di strada.

Professione odontotecnico, ma con la passione per la recitazione (e con già un nutrito curriculum attoriale). Qualcuno però la definisce attore di “borgata”, accetta questa definizione?

Credo che con il documentario Fatti Corsari la mia figura esca abbastanza chiara, anche se per esigenze di sceneggiatura abbiamo forzato volutamente l’ossessione nel voler fare l’attore. Sono molto esigente con me stesso. Per me il fatto che mi definiscano un attore di borgata non lo trovo declassificante, ma qualcosa di diverso e più importante dell’aver frequentato una scuola di recitazione, che comunque non avrei disdegnato. Ciò non toglie che abbia frequentato seminari e corsi, che continuo a fare, tempo permettendo ancora adesso.

Per la seconda volta nei panni di Pasolini, ma nel già citato Fatti corsari il vero protagonista era Alberto Testone, che indagava sulle borgate romane e su Pasolini, interpretando il poeta/regista solo a tratti. In Pasolini – La verità nascosta di Federico Bruno lei non solo lo interpreta, ma lo fa rivivere attraverso la voce e le movenze. È stato difficile interpretarlo “realmente”? Rivivere il Pasolini del 1975?

Come attore e come persona interpretare un personaggio così distante e complesso come PPP, ma nello stesso tempo vicino per quanto riguarda il mondo delle periferie, ha fatto si che io potessi trovare un punto di incontro con lo stesso, ho visto e studiato tutto il materiale visivo e scritto che sono riuscito a trovare di PPP. Non è stato né difficile né facile, soltanto un’opportunità di crescita e presa di coscienza, di me stesso, superiore.

Assieme a Stefano Petti lei era co-realizzatore di Fatti corsari, nella pellicola di Federico Bruno è solo attore. Ha comunque collaborato con Bruno? Anche attraverso le sue “indagini” pasoliniane precedenti?

Nel lungometraggio di Federico Bruno mi sono limitato a cercare un’interpretazione credibile e il più possibile aderente alla sua sensibilità e infinita fame d’amore, e che non risultasse soltanto un’imitazione. Lascio giudicare a chi avrà la possibilità di vederlo se ci sono riuscito.

In una clip su Youtube, che mostra un pezzettino di back-stage del film, lei sta parlando con Pino Pelosi. Che idea si è fatto di lui?

Pino Pelosi mi è stato presentato da Federico Bruno al ristorante il Biondo Tevere al secondo incontro con il regista. È stato come fare un secondo provino, dopo di che l’ho rivisto più volte durante le riprese del film. L’idea che mi sono fatto su di lui preferirei non renderla pubblica, anche perché già da tanti viene giudicato continuamente.

Ormai lei viene “inquadrato” (in tutti i sensi) come sosia di Pier Paolo Pasolini, ma per il futuro le hanno proposto anche altri ruoli?

Purtroppo ruoli così importanti ancora non ho avuto l’opportunità di averli, e non so se l’avrò. Ho lavorato in ruoli secondari in qualche fiction, ma continuo a fare l’odontotecnico che rimane il mio lavoro principale.

Un’ultima domanda. Lei è anche un autore teatrale (Io quanti sono) e ha esordito come regista con Fatti corsari. Si cimenterà nuovamente in questi due “ruoli”?

Sono in cerca di qualcosa da raccontare, che sia coinvolgente e significativo come lo è stato Fatti Corsari, realizzato con Stefano Petti, perché nato da una esigenza e senza tale esigenza è inutile forzare.

Autore: Roberto Baldassarre
Pubblicato il 18/08/2014

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