I Love You Like a Twist

Del resto il cinema era un’invenzione destinata a non durare. A morire. Ma – si sa – nessuno è perfetto e noi siamo ancora qui a parlarne. E a farlo. Chi lo fa. Naturalmente in circa undici decadi il cinema stesso si è evoluto, è cambiato, è diventato anche altro. E nella diaspora di film, autori, generi, storie, idee, vi è un marasma abnorme, un’accozzaglia di titoli che lentamente, empaticamente trovano ognuno il loro posto nell’universo. Nell’universo, come nel nostro bel paese lo scenario… o forse – meglio – la fauna è ricca e variegata. Film impegnati, commedie, noir, film ancora più impegnati, altre commedie, horror (pochi), polizieschi (niente più, quasi), etc. etc.

Presupposto ciò, veniamo a noi, al nostro personale microcosmo italico non di meno variegato come il resto delle antropomorfe culture che coabitano il pianeta. Talvolta qualcuno potrebbe finanche domandarsi che senso abbia tutto questo. E’ presto detto: è l’amore, la passione che scorre nelle vene, e magari anche un vago senso di giustizia di rendere un seppur minimo spazio ad opere e film difficili. Difficili è in se medesimo ardito da definire: opere indipendenti, anche nel vero e proprio senso del termine, che lambiscono l’amatoriale, opere ardite, sperimentali, estreme. Un film “indipendente” ha delle sue specificità connotate e riconosciute – ci sarebbe da discutere cosa sia veramente indipendente in Italia, e cosa no, ma questo è un dubbio che magari risolveremo in un futuro prossimo. Anche un film d’orrore ha delle sue specificità, come anche una sotto-classificazione semplificativa che annovera – fra gli altri – le categorie del gotico, dello splatter, etc.

Il punto d’arrivo mutevole in partenza. Lo splatter, o forse l’horror in genere, è un genere che noi italiani non facciamo quasi più, per molteplici motivi: i grandi maestri sono in via di estinzione, le nuove leve sono poche ma volenterose e – cosa probabilmente più significativa – il sistema produttivo/distributivo, il mercato insomma è profondamente cambiato. Negli anni passati, fino a non molto tempo fa, la nostra industria produceva un numero considerevole di film di vario genere (horror, polizieschi, commedie, etc.) spesso classificate di Serie B, ma che grazie ad una notevole diffusione “in sala” prima, e con l’home-video dopo rappresentavano comunque una cospicua fetta di mercato. Ritornando a noi, ed ai nostri tempi, i professionisti da una parte ed il mercato dall’altra non offrono un grande respiro ad opere di fattura pregiata o meno, ma che ricalchino gli stilemi artistico-produttivi sopramenzionati. Si aprono così gli scenari ad opere di assai modesta fattura, spesso definite anche amatoriali. Amatoriali sì, ma che comunque vedono impegno, passione, sudore, e ogni tanto qualche misero euro nella realizzazione di questi film che alla fine di ogni gioco rimangono relegati in un spazio misero e angusto, e che molto difficilmente potranno mai ambire ad una giusta ribalta. Tra questi film vi è anche I Love You Like a Twist realizzato senza un budget e girato nei fine-settimana da Lorenzo Lepori, già autore di Il vangelo secondo Taddeo e Resurrezione di cuori.

La trama è presto riassunta: Dino Strano riesce ad evadere dal carcere per portare a termine un diabolico piano dal sapor di vendetta: ricambiare uno sgarro al fratello Gianni (interpretato da Gianni Dei, l’unico attore professionista del film, noto caratterista in numerose pellicole) vecchio di anni, ma che ha segnato le sorti di entrambi. L’incastro è semplice. Ritrovatosi ferito per caso delega il suo amico Charlie a compiere la missione: consegnare un auto in un’enorme villa in aperta campagna. Ma si scopre che nella villa c’è un terrificante gruppo di satanisti, aizzati da una strega sanguinaria che vogliono riportare in vita la bestia, e che l’auto in realtà “contiene” la figlia di Gianni. Il finale ve lo lasciamo immaginare… con tanto terrore e succo di mirtillo.

E’ fin troppo scontato e quasi inutile affermare di come il film, la narrazione, i continui stravolgimenti, la realizzazione tecnica presentino delle lacune tali dovute soprattutto all’amatorialità del tutto. Il senso è: perché? Snobisticamente, nell’apice della spocchia intellettualoide, un film del genere non lo si prenderebbe assolutamente in considerazione. Ma nei bui, umidi e spaventevoli spazi de I Sotterranei, I Love You Like a Twist è linfa vitale, ossigeno. Un microcosmo alieno e astratto nel quale trovare o ritrovare forme di vita altre, diverse, emarginate o allontanate. Il film di Lepori è un ambizioso b-movie in tutti i sensi, in tutte le sue forme. Ma soprattutto… è l’amore, come pochi, verso il cinema. Da parte di chi il cinema lo ama. E lo digerisce.

Autore: Tonino Samueli
Pubblicato il 02/03/2015

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