Far East 2015 – ‘’Tra melodia e minimalismo’’ / Intervista con Joe Hisaishi

Tra musica e cinema, cultura giapponese ed energia nucleare, una lunga conversazione con Joe Hisaishi, celebre compositore di musiche per Hayao Miyazaki e Takeshi Kitano.

E’ stato il primo grande evento di questa 17° edizione del Far East Film Festival, un concerto imperdibile per gli appassionati di cinema orientale e in particolare dei lavori firmati dallo Studio Ghibli. Protagonista assoluto Joe Hisaishi, che da più di vent’anni firma le colonne sonore di molti dei film di Takeshi Kitano e Hayao Miyazaki, tra gli altri. Lo abbiamo incontrato assieme ad un’agguerrita squadra di altri giornalisti nelle sale del Teatro Giovanni da Udine, dove è stato protagonista di una conversazione variegata che ha attraversato la sua carriera e alcuni punti centrali del Giappone.

Si è divertito ieri durante la performance del suo concerto, e cosa ha significato per lei ricevere dal Far East Film Festival il Premio alla Carriera?

Anzitutto rispondo riguardo al concerto di ieri. Devo dire che nella prima parte avevo ancora un po’ di raffreddore e non mi sentivo bene, ero un poco destabilizzato da questa cosa. Però successivamente è stata una bellissima esperienza. Questo perché un concerto è qualcosa che nasce dalla collaborazione tra l’orchestra e il pubblico, e nel caso di ieri siamo riusciti tutti quanti a creare un’esperienza molto gradevole e molto positiva, ne sono estremamente felice. Per quanto riguarda il conferimento del Premio, posso dire intanto che qualunque cosa mi venga assegnata l’accetto molto volentieri. Ovviamente un riconoscimenti simile è dovuto al fatto che ciò che ho realizzato nella mia vita viene valutato positivamente, e questa è una grande ragione di gioia, aumentata dal fatto di essere qui in Italia.

Qual è il processo creativo che sta dietro le sue produzioni quando lavora ad una colonna sonora, ad esempio prima di comporre, guarda gli storyboard o i character design?

La cosa che faccio subito è quella di visionare il copione, perché da questo punto di vista è estremamente importante avere un’immagine che sia certa di quelli che saranno i contenuti del film. Questo è l’elemento più importante. Dopo comincio ad avere dei meeting con il regista e gli chiedo qual è la tipologia di film a cui lui vuole dare vita, e riuscire a comprendere questo tipo di intenzioni direi che è la seconda cosa più importante. Poi successivamente cerco anche di vedere quali sono determinati movimenti, quali possono essere quelle azioni con tempistiche più veloci. Anche vedere come si muove una persona è molto importante. Facciamo un esempio: guardiamo al tempo musicale che accompagni qualcuno che entra da una porta e si va a sedere; ci può essere il regista che fa prendere del tempo e chi invece fa correre direttamente alla sedia. Io arrivo allora a misurare questo tipo di tempo e la sua comprensione è un altro elemento di grande importanza.

Conduce l’orchestra quando dirige una colonna sonora?

Per quello che riguarda la direzione, durante le registrazioni in linea generale si, sono sempre io che me ne occupo direttamente. Questo per cercare di trasmettere quelle che sono le sfumature più sottili e che posso trasmettere io. Anche perché per le registrazioni non ci viene dato troppo tempo, e quindi per far capire ai musicisti cosa devono fare in così poco tempo è bene che me ne occupi direttamente.

L’avanzamento tecnologico connesso all’avvento della rete e della sfera informatica ha cambiato il suo modo lavorare negli ultimi anni?

Si, senza dubbio l’approccio è cambiato. La parte iniziale di composizione con il pianoforte è ancora manuale, ma tutti gli altri aspetti li faccio con il computer. La tecnologia la uso ma cerco di farlo in modo personale, il meno possibile. Non ci si deve far guidare dalla tecnologia ma questa deve essere un riflesso del proprio impeto creativo. Per quanto possibile si deve cercare di rimanere analogici, per quanto sia difficile esserlo.

I film di Hayao Miyazaki sono ricchi di personaggi e di apparecchi che volano. Mettere in musica l’idea del volo, cosa significa per un musicista?

Senza dubbio molti dei suoi film hanno scene di volo e di elementi volanti. Dal mio punto di vista volare è sempre stato il sogno dell’essere umano, quindi quando creo in questa direzione cerco di collegarmi alla speranza che il sogno di volare dà all’uomo. Inoltre le scene più dinamiche le penso a volte accompagnate da musiche lente così da poter indagare il contrasto emotivo, e permettere alla musica di esplorare il movimento attraverso lo spazio in cui ci si muove. Comunque non ci sta una regola, mi adeguo ed esploro in relazione ad ogni caso.

Invece cosa può dire in relazione alla sua esperienza con Takeshi Kitano, il cui cinema è così diverso da quello di Miyazaki per estetica e lavoro?

Le opere di Miyazaki sono di animazione, quindi quando compongo cerco di creare una vera e propria melodia. Tuttavia già ventenne ero interessato al genere minimalista contemporaneo, e quando mi approccio al cinema di Kitano divento quindi un compositore di musica minimalista, trovandosi così ad utilizzare quella che potremmo definire una sfaccettatura artistica.

Lei ha studiato violino e composizione secondo i canoni musicali occidentali. Qual è invece il suo rapporto con la musica tradizione e popolare giapponese?

Devo dire che secondo me questa relazione non esiste più neanche per quanto riguarda il cittadino giapponese medio. E’ una cosa a cui penso costantemente, e che riguarda direttamente la nostra storia. C’è stato un momento nella storia giapponese, all’inizio della Restaurazione Meiji, in cui per la prima volta il paese ha assorbito moltissimo la cultura occidentale, tuttavia a quest’acquisizione è seguito un abbandono di molti aspetti riguardanti la tradizione nazionale. E’ stato un momento di forte rottura per la nostra cultura. Un qualcosa di analogo è accaduto nel secondo dopoguerra, con l’occupazione americana. E’ una storia particolare, quella giapponese, non ci sta più un forte collegamento tra la musica tradizionale e la gente comune. Soltanto un genere è rimasto popolare e riesce ancora a trasmettere emozioni a tutti, l’Enka.

Conosce il melodramma italiano, se sì ne è stato influenzato?

Posso rispondere per quello che riguarda l’opera, che ascolto molto. Mi capita di ascoltare Verdi, Puccini. Quando si parla di opera italiana molte sono le composizioni che hanno una melodia estremamente chiara e definita, una cosa che apprezzo molto. Senza dubbio hanno quest’aspetto melodico luminoso e positivo ma allo stesso tempo presentano anche una tonalità che porta avanti un contrasto, una doppia dimensione che trovo molto affascinante.

Ha contribuito alla beneficienza che si è attivata per dare supporto alla regione del Tohoku in seguito al grande terremoto di alcuni anni fa? Per quanto riguarda Fukushima invece, crede che la zona oggi si possa ritenere più sicura?

Per quello che riguarda la beneficienza si, ne faccio e continuo a farne per quanto mi è possibile. Detto ciò la mia opinione riguardo Fukushima non è affatto ottimista, e questo perché secondo me ci sono delle problematiche molto profonde e radicate che ancora non sono state portate all’attenzione pubblica, anche se potranno venire fuori in un secondo momento. Dentro di me quindi continuo a percepire questa possibilità di crisi. Inoltre le zone coinvolte hanno avuto una grossa perdita, e questo perché non sappiamo ancora se e quando l’energia atomica potrà essere considerata veramente pulita, al momento nessuno può sapere se un giorno ci sarà la possibilità di purificare la zona. Continuo a tenere in mente queste circostanze, e quindi come persona e cittadino giapponese cercherò sempre di fare il possibile per aiutare quelle persone e quella zona.

E’ contrario all’energia nucleare?

Si.

Se per ipotesi le venisse offerta una collaborazione internazionale, da chi si sentirebbe di accettare? Qualche regista americano o italiano in particolare?

Volendo anche entrambi, la cosa fondamentale è che ci sia all’interno del film la voglia di trattare la musica come un’opera musicale. Mi basta trovare un regista che voglia dare questo tipo di espressione al suo film e sarò felice di collaborarci. Sono molte le opere in cui la musica viene attaccata secondariamente al film, come se fosse parte degli effetti sonori, senza identità. Ecco, con quel tipo di produzione non voglio avere niente a che fare.

Nel concerto di ieri ha eseguito due brani minimalisti. Una scelta coerente e interessante in relazione al suo percorso personale. Lei del resto si è avvicinato al minimalismo da subito, ma è anche autore di lunghe melodie, un sinfonismo di stampo a volte tardo-romantico che bilancia con il minimalismo. Tuttavia anche nei suoi film più melodici c’è un’impronta minimalista, si sente un dialogo tra il frammento e la lunga melodia. E’ il minimalismo che ha influenzato il suo modo di approcciarsi alla musica per il cinema, oppure è tramite il cinema che è arrivato al minimalismo?

Io non mi ritengo un compositore di opere melodiche, sono effettivamente molto vicino al minimalismo. Quello che è successo tanti anni fa è che ho scoperto di riuscire a scrivere anche melodie lavorando sulla musica per Nausicaa. Da questo punto di vista continuo a fare avanti e indietro tra questi due generi, e così creo la mia musica. A volte devo avere un approccio più contemporaneo, e lì mi avvicino al minimalismo, sono votato comunque ad un approccio più classico piuttosto che all’intrattenimento. Questo specie nell’ultimo periodo.

Dal momento che ha ricevuto il Premio alla Carriera, cosa vorrebbe che si ricordi della sua musica nel tempo a venire?

Ad essere sincero non ci ho mai pensato, non ho molto interesse riguardo quello che ho creato in passato. Quando, come nell’occasione di ieri, devo affacciarmi al mio passato non ritorno troppo curioso e interessato a riguardo, sono proiettato alla creazione futura. Ciò che mi spinge è l’idea di creare ancora tanto in futuro. Certo se piacciono le opere passate mi fa molto piacere, ma se poi in futuro i miei brani non dovessero essere più ascoltati va bene così.

Autore: Matteo Berardini
Pubblicato il 25/04/2015

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