Dossier Laura Poitras / Retroscena di una Nazione

Un'indagine nelle zone grigie, tra gli oscuri retroscena della democrazia americana, proposti da Laura Poitras nella sua trilogia post-11 Settembre

"L’America apparirà in piena luce quando tutti sapranno che essa pone i diritti umani sopra ogni altro diritto e che la sua bandiera non è solo dell’America ma dell’umanità." - Woodrow Wilson – 1914

Tra le zone grigie di una Nazione, tra l’ombra di democrazia che l’America riversa internamente nel suo stesso territorio o di cui semplicemente ammanta, con grigiore tentacolare, le altre nazioni, c’è chi indaga illuminando di verità le zone oscure. L’11 Settembre del 2001 l’America, per la prima volta dalla sua nascita, ha visto la guerra entrare direttamente nelle sue metropoli, un colpo al cuore nel suo territorio, un dolore tale che neanche l’attacco a Pearl Harbor è riuscito ad avvicinarcisi, una svolta storica non solo per una nazione ma per tutta l’umanità, con un prima ed un dopo ben definiti. Quello che sappiamo è quello che abbiamo visto, il crollo e la catastrofe, quello che sappiamo è quello che abbiamo sentito, tra le grida di disperazione di chi ha vissuto nelle torri quel tragico momento, quello che sappiamo lo conosciamo dalle letture, dalle interviste e dai molti documentari che sono stati realizzati nel decennio successivo l’avvenimento. Quello che sappiamo sono le conseguenze della lotta al terrorismo, quello che non sappiamo sono i veri retroscena. In molti hanno provato a smascherare le vere ragioni, uno tra questi è stato Micheal Moore. Tesi complottiste, libertà civili limitate, interessi lobbistici veri o presunti, imperialismi, vendette nazionali, conosciamo tutto, conosciamo anche questo.

Immagine rimossa.

Laura Poitras, documentarista americana, illumina il dietro le quinte del tragico attacco terroristico, portando allo scoperto le conseguenze subite dalle popolazioni e le strategie adottate dal governo, puntando la sua luce documentale a rischiarare il buio prodotto da una nazione come l’America. Compito non facile che si porta dietro l’ònere del rischio, dell’ostracismo d’intelligence, donna dal coraggio illimitato sospinta dal bisogno di verità, si mette in osservazione delle zone d’ombra del suo Paese, attraversandole con una lama di luce e realtà. L’Oscar vinto all’ultima edizione dell’Academy Awards dal suo documentario Citizenfour ci ha spinti a riscoprire i primi due tasselli della sua trilogia post-11 Settembre. Partendo dall’opera più contemporanea, passando quindi dai protocolli di sicurezza nazionale invasivi assunti dall’America di Obama, alle limitazioni del diritto alla libertà individuale sulla privacy portati alla luce dal whistlebowler Edward Snowden, arriviamo alla scoperta di The Oath (2010) e di My Country, My Country (2006). Nell’analisi di Davide Stanzione ci soffermiamo sulla backstory americana della "guerra al terrore", dove la Poitras ci presenta due personaggi, Abu Jandal e Salim Hamdan, il primo ex guardia del corpo di Osama Bin Laden ed il secondo, cognato del primo, autista personale del terrorista saudita. Attraverso le testimonianze capiremo gli orrori di Guantanamo, per un "controcanto scrupoloso e necessario" di una guerra combattuta a colpi di terrore. My Contry, My Country è un canto struggente che si solleva dai minareti come una preghiera gentile e sofferta, un’invocazione rivolta alla popolazione irachena durante la prima votazione democratica del Paese a seguito della tirannia di Hussein e dell’invasione americana: dove in scanditi passaggi temporali che precedono il giorno delle urne, ci verranno restituite soluzioni di chiara democrazia imposta.

Un’America sfigurata dal terrore dove il controllo diventa il protocollo necessario per l’ordine nazionale ed estero, un Paese che assoggetta la libertà individuale del cittadino (americano e non solo) ai propri interessi, in una perniciosa lotta tra il vero ed il falso, tra il confessato ed il segreto, tra la zona di luce della verità e la zona d’ombra dell’occultamento, in quei territori grigi di una Nazione – grande e potente come quella americana - che solo l’anima di luce documentale sa rischiarare.

Autore: Giorgio Sedona
Pubblicato il 03/07/2015

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